La paralisi flaccida
La paralisi flaccida...

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Che cos'è la paralisi flaccida?
La paralisi flaccida si caratterizza per un'ipotonia muscolare con abolizione dei riflessi cartaginosi e cutanei. Questo tipo di paralisi può comparire in lesioni midollari come la poliomelite anteriore acuta o la sindrome della cauda equina.
I sintomi
La paralisi flaccida esordisce con un'improvvisa debolezza degli arti superiori ed inferiori, accompagnata dal progressivo indebolimento dei muscoli respiratori. In generale, nella paralisi flaccida si osserva un'evidente ipotonia (riduzione del tono muscolare). Nel botulismo, la paralisi flaccida coinvolge inizialmente i muscoli del collo, per poi intaccare quelli del volto, della deglutizione, fino a colpire i muscoli respiratori e quelli restanti.
Le cause della paralisi flaccida
Oltre al botulismo e alla poliomielite, si annoverano molte altre malattie responsabili della paralisi flaccida, tra cui ricordiamo: carenza di potassio, infezioni del virus West Nile, sindrome midollare, miastenia gravis, malattia di Lyme, neuropatia periferica, alterazioni nervose e sindrome di Guillain-Barrè (patologia del sistema nervoso periferico). Anche l'abuso di alcune specialità farmacologiche (es. bloccanti neuromuscolari) e i gravi traumi neuronali possono indurre la paralisi flaccida.
La terapia
Il trattamento per la paralisi flaccida è sintomatico, dunque indirizzato ad alleviare i sintomi. Particolare attenzione dev'essere posta nel controllo della respirazione, dal momento che le probabilità di prognosi negativa sono elevatissime. Il decesso in seguito alla paralisi flaccida è infatti sempre dovuto ad un arresto respiratorio.
A detta di ciò, ben si comprende la gravità della manifestazione clinica: l'intervento dev'essere immediato, e va eseguito mediante ventilazione con respirazione assistita. In alcuni casi è necessario intervenire con la tracheotomia.
Per quanto concerne la terapia medica, la Scienza deve ancora affinare la Ricerca: dagli studi effettuati sull'efficacia di alcune specialità farmacologiche sono infatti emersi risultati controversi.
Tra le terapie possibili, seppur tuttora ambigue e discutibili, spicca la plasmaferesi, la somministrazione di corticosteroidi e la terapia endovenosa con immunoglobuline umane ad alto dosaggio.

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