Come curare l'herpes
L'infezione da virus dell'herpes passa spesso inosservata. Eppure, può anche causare ricadute molto dolorose. In qualche caso, alcuni trattamenti consentono di prevenire o ridurre la durata di questi episodi.

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Il virus Herpes simplex è imprevedibile. Una volta venuto a contatto con l'organismo, provocando o meno la prima infezione, migra verso il sistema nervoso e, risalendo le fibre sensitive, va ad insediarsi nei gangli nervosi più vicini. Il distretto anatomico in cui si stanzia è ben protetto: né farmaci, né anticorpi possono raggiungerlo, pertanto il virus vi rimane indisturbato, pronto a manifestarsi con le tipiche lesioni erpetiche, ripercorrendo il percorso a ritroso ogni qual volta l'organismo si venga a trovare in particolari condizioni di debolezza. Tuttavia, mentre alcune persone soffrono periodicamente di recidive, altre presentano un solo e unico episodio. Sono molte le persone che vengono infettate dal virus senza saperlo.
Attenzione all'herpes oftalmico
Responsabile della famigerata "febbre del labbro", nella maggioranza dei casi l'herpes labiale è provocato dal virus herpes di tipo 1. Non presenta alcuna gravità in persone che conducono uno stile di vita sano, scomparendo nel giro di qualche giorno senza lasciare cicatrici. Unico rischio rilevante è la diffusione dell'infezione all'occhio, responsabile dell'insorgenza di herpes oftalmico.
Si tratta di una localizzazione rara ma grave, poiché può comportare una riduzione significativa e definitiva della visione. Per ridurre al minimo questo rischio, bisogna evitare di toccare le vescicole e di sfregarsi gli occhi. I portatori di lenti a contatto devono seguire regole igieniche drastiche o, all'occorrenza, rimettere gli occhiali per qualche giorno.
Curare fin dai primi sintomi
Certamente più invalidante dell'herpes labiale, in gran parte dei casi l'herpes genitale è causato dal virus herpes di tipo 2. In alcuni casi è comunque possibile trovare l'herpes di tipo 1. Come accade per le forme cutanee, la prima crisi è in genere più intensa rispetto alle ricadute.
La malattia è benigna, tranne che nella donna incinta, in conseguenza del rischio di trasmissione dell'infezione al neonato. Eppure, l'herpes genitale può incidere negativamente sulla qualità di vita, nel caso in cui le ricadute siano frequenti. Le crisi, infatti, sono spesso molto dolorose, soprattutto nella donna, e spesso impediscono i rapporti sessuali.
Ad ora non esistono trattamenti in grado di eliminare definitivamente il virus dall'organismo. Le crisi erpetiche guariscono in modo spontaneo nel giro di una o due settimane. È possibile limitarne la durata, ma occorre intervenire tempestivamente non appena si avverte un fastidioso prurito o un formicolio nella zona affetta. Le creme a base di aciclovir possono essere efficaci, purché si facciano almeno sei applicazioni al giorno. Anche l'assunzione di compresse riduce la durata dell'episodio, ma anche in questo caso, solo se l'assunzione del farmaco avviene in modo precoce. L'acqua fredda può aiutare a calmare i dolori.
Prevenire le ricadute
In caso di herpes genitale con ricadute assai frequenti e invalidanti, continui trattamenti a base di aciclovir per via orale consentono talvolta di distanziare nel tempo gli episodi. Pare che questi trattamenti siano ben tollerati, tuttavia ogni anno è preferibile interromperne l'assunzione per alcune settimane per valutare se è il caso o meno di continuare la cura.
Infatti, l'evoluzione dell'herpes è molto variabile ed è possibile che il trattamento preventivo non sia più necessario. Quando esiste un fattore scatenante noto, ad esempio il ciclo mestruale, le compresse si possono assumere in modo intermittente, cinque giorni prima dell'esposizione a tale fattore scatenante. Indubbiamente, si raccomanda l'uso del preservativo in occasione degli episodi erpetici, ma è bene sapere che il virus può trasmettersi anche in assenza di vescicole conclamate e visibili.
L'herpes in gravidanza
Una donna incinta su venti ricorda di aver avuto almeno un episodio di herpes genitale. In caso di ricaduta visibile al momento del parto, il rischio di trasmissione al neonato è del 4%, da cui il ricorso sistematico al parto cesareo. Risulta che un trattamento preventivo con aciclovir al termine della gravidanza (a partire dalla 36a settimana di amenorrea) può essere in grado di prevenire le ricadute, evitando quindi i parti cesarei. Pare inoltre che questo trattamento sia ben tollerato dal bambino. Ciò nonostante, la probabilità di trasmissione del virus al bambino è molto più alta nelle donne che non sono ancora entrate in contatto con il virus.
Tant'è vero che il rischio di herpes neonatale raggiunge il 50% in caso di infezione erpetica primaria al momento del parto. In questo caso, è indispensabile che la madre assuma Zovirax per via orale, praticare il parto cesareo e sottoporre a trattamento il neonato.
La maggioranza degli herpes neonatali si manifesta senza che la madre abbia mai riscontrato episodi visibili di herpes, perché, anche se silente, il virus rimane contagioso. Questa estrema contagiosità del virus spiega il motivo per cui, quando si ricercano gli anticorpi contro i virus dell'herpes, la maggior parte delle persone si rivela infetta, anche se non ha mai accusato sintomi.
Le speranze riposte nel vaccino
Solo il vaccino potrebbe garantire una protezione efficace. Purtroppo però, i vaccini finora studiati si sono rivelati nel complesso deludenti. L'unico vaccino ad aver dimostrato una reale efficacia per la prevenzione dell'herpes genitale è quello sviluppato da GlaxoSmithKline (non disponibile in commercio), ma solo nelle donne che non sono mai state esposte né al virus di tipo 1, né al virus di tipo 2, situazione che si verifica piuttosto di rado. Peraltro, il vaccino previene gli episodi erpetici, ma pochissimo l'infezione in sé, e finora non ha dato prova di efficacia negli individui di sesso maschile.
Dr.ssa Chantal Guéniot

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